Marco MISSIROLI vince la 43^ edizione del “Brignetti”
10 Luglio 2015Il Tirreno – 11 luglio 2015
13 Luglio 2015Missiroli vince il Premio Letterario Isola d’Elba con questa motivazione
13 luglio 2015 – Comitato Promotore
Con il romanzo “Atti osceni in luogo privato” edito da Feltrinelli Marco Missiroli si aggiudica la 43^ edizione del Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba – R. Brignetti.
Di seguito la motivazione con la quale la Giuria Letteraria ha consegnato l’ambito premio:
«Tra sentimento e ragione c’era la missione primordiale: l’estinzione della verginità». Molte sono le frasi, i sintagmi, le battute fulminanti, tra solenni e ironici memento, nel romanzo di Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, una storia di educazione alla vita di un giovane italiano, Libero Marsell, le Grand Liberò, di famiglia borghese, trapiantato nella Parigi fine anni Settanta, ancora di Jean-Paul Sartre lettore di giornali sgualciti come il sogno della rivoluzione al mitico tavolo dei Deux Magots di Saint-Germain. Dalla infanzia alla giovinezza alla Adultità, e di nuovo alla Nascita. Come nella vita, c’è in questo libro, della vita mimetico e famelico, molta vita e anche molta morte, i due volti della stessa medaglia.
Un romanzo di città, che le città le ama e le vive, Parigi, Milano, dove accadono i fatti, gli incontri, e si configurano le emozioni e i sentimenti. Una educazione sentimentale di un ragazzo italo-francese, che sente e parla nelle due lingue, che è prima di tutto un tirocinio o svezzamento sessuale – tutto passa dal corpo, e nel corpo dal suo guardiano del faro costantemente acceso, in allerta per una assidua auscultazione-decifrazione della grammatica della libido, come fondamento del linguaggio della vita – analizzato rappresentato e drammatizzato, tra sessualità minori e sessualità maggiori, le prime carpite nell’ombra delle fantasie solitarie – il vasto sovrano autonomo cangiante universo dell’onanismo – le seconde conosciute e agite più o meno trionfalmente sul volgere dei vent’anni, allorché il protagonista rimane orfano di un padre, «charmant, protettivo, franco», con cui ha avuto fino a quel momento un toccante rapporto di affetto e di complicità. E che forse muore di crepacuore, in solitudine, dopo la separazione dalla bellissima moglie-madre, dai forti appetiti, prima fonte del desiderio e del piacere e sorgente energetica del romanzo.
Una assoluta padronanza delle tecniche e delle procedure del racconto, un ritmo celere, un voltaggio sempre teso, un linguaggio mai prevedibile o convenzionale, lucido, schietto, leale, amaro, sempre rigenerato dalla realtà e dall’esperienza, connotano un plot di sicura resa narrativa. Sempre in progresso: «No, mon ami, tout marche».
Tutto procede, e cammina in fretta verso l’esaudimento in questo romanzo, che è a un bilancio complessivo vitalisticamente ottimista. Coltissimo per le continue relazioni intertestuali che trasformano le letture i libri gli autori a loro volta in personaggi di sostegno della storia, animando una biblioteca (c’è anche una bella e sensibile bibliotecaria Marie) con una selva mnemonica di altre storie e romanzi, dallo Straniero di Camus al Deserto di Buzzati, dai Tropici di Henry Miller all’Amante di Marguerite Duras, al Faulkner di Mentre morivo, fino al Proust di Albertine scomparsa, che però si converte in una ispirazione per l’avvenire e le nuove imprese dell’eros, traducendo la Recherche del tempo perduto in «ricerca del tempo futuro».