A Laura Laurenzi con “La madre americana” la 47° edizione del Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba – R. Brignetti
13 Luglio 2019Libro vincitore 2019
15 Luglio 2019La Giuria Letteraria con questa motivazione assegna il 47^ premio Brignetti a Laura Laurenzi
14 luglio 2019 – Giuria Letteraria
L’incipit di questo libro è di una speciale, rara intensità, e quasi contiene in essenza l’intera opera. «Mia madre non era come le altre madri: era americana. Lavorava molto, era una donna solida e idealista, che credeva in quello che faceva. Non aveva niente in comune con le altre mamme. Non l’ho mai vista giocare a carte e neanche prendere il tè con le signore, non portava bracciali d’oro con tanti ciondoli e nemmeno i foulard firmati. E non l’ho mai vista neppure cucinare. Arrivata qui a Roma subito dopo la guerra con la sua divisa da ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti d’America, scelse di essere utile agli altri. Sull’onda del Piano Marshall, anno dopo anno strappò alla povertà e alla malattia 11.385 bambini italiani cui la guerra aveva tolto tutto, anche il diritto di sperare e di sognare. Era una donna di grande forza d’animo. Nulla lasciava presagire che la sua vita sarebbe stata così breve.»
Abbiamo citato a lungo ma il libro è qui, in questo ritratto, in questo condensato cammeo, una vita memorabile e una fine così precoce da assomigliare a una sparizione, un sortilegio di assenza, e così rinnovare costantemente il dolore. E con la madre, Elma Baccanelli Laurenzi, madre dei figli della seconda guerra mondiale, il padre, Carlo Laurenzi, intellettuale raffinatissimo e giornalista prestigioso di grandi testate, livornese ma cresciuto all’Elba, l’uomo che la figlia considerò a lungo non solo il più bello del mondo ma anche un modello di stile nella scrittura, per l’eleganza e l’estrema concisione. Un romanzo tutto veritiero di famiglia – un lessico famigliare – con i suoi codici, i dialoghi, le sfumature di significato, i caratteri, le personalità. Un libro che racconta di una educazione e di una crescita, che è anche un distacco dall’eden degli affetti. La madre americana di Laura Laurenzi è un memoir scritto con una misura, una levità, una dolcezza che accumulano alla fine una tale dose di tempo e di storia da profondamente coinvolgere e commuovere il lettore. Da una storia di famiglia, intima e profonda senza mai gesti eclatanti, e parole misurate, silenzi piuttosto che esternazioni, e azioni significative, trascorre buona parte della storia d’Italia del dopoguerra, in una Roma che Laurenzi, giornalista provetta, osservatrice acuta e ironica dei costumi nazionali, ha saputo depurare dal troppo e dal vano che si è concentrato e scaricato sull’Urbe in secoli di storie e leggende, e di più o meno artefatte testimonianze. Un libro prezioso, un varco utile per leggere da angolature inedite le vicende della ricostruzione e della rinascita di un paese sconfitto che tornava a rivivere e ad attraversare diverse fasi della sua storia, in bianco e nero e a colori, dall’austerità moralistica del primo neorealismo ai trionfi pur effimeri della Hollywood sul Tevere e della Dolce Vita. Chi scrive a distanza di anni e di decenni è una figlia, che ha amato intensamente sua madre, la madre americana, ne ha ammirato la personalità, le scelte, il coraggio, la straordinaria virtù politica. Quella madre è morta troppo presto, ed è rimasta indelebile una espressione alta e orgogliosa di cosa abbia significato per la generazione che ha sconfitto il nazismo l’essere stati americani. Pensiero, e azione. Nessuna retorica. E pragmatismo, un pragmatismo idealista, per una rinascita democratica dell’Europa. Chi scrive non lo dimentica mai in ogni pagina, ad ogni riga. Una memoria di famiglia, che è anche un’ affresco storico politico.